COMFORT ZONE – ne parlo nell’intervista per la rivista “Voilà”

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Parliamo di comfort zone e del fatto che, come scrive nel suo blog, come creature abitudinarie, troviamo grande conforto nell’impegnarci in uno schema di ciò che ci sembra naturale e familiare. Perché ci accade questo?

Quando siamo nella zona di comfort siamo rassicurati dalle nostre certezze, dalle cose che ci sono familiari, dalle nostre abitudini, in buona sostanza, da un grande senso di controllo e sicurezza. Ci sembra che se rimaniamo in questa zona gli imprevisti e le minacce che arrivano dal mondo esterno non potranno scalfirci. Pratichiamo quindi “il mantenimento dell’acquisito”, cioè ci attacchiamo a ciò che ci è noto in modo da evitare un potenziale “dolore”. La spinta al mantenimento dell’acquisito è talmente forte che alcune persone rimangono immobili anche in situazioni che li rendono infelici, di cui non sono più soddisfatti. Questo perché è un tipo insoddisfazione “nota” preferibile per alcuni ad una destabilizzate e incerta alternativa. Detto in una parola quello che ci impedisce di cambiare è la “PAURA” e più specificatamente la “PAURA DI FALLIRE” detta anche atychifobia, ovvero la reazione emotiva, cognitiva e comportamentale alle conseguenze negative che prevediamo per il mancato raggiungimento di un obiettivo. Spesso sento ripetere che, quando un cambiamento è quello giusto per noi, lo abbracceremo con gioia e senza dubbi. Purtroppo, ciò non corrisponde a verità, il cambiamento ci farà sempre paura ma ciò che fa la differenza è la nostra capacità di superare questo blocco iniziale e andare avanti, perché l’unico vero fallimento è non provarci nemmeno e restare nella zona di comfort, dove non accade nulla di nuovo.

Esiste un momento perfetto per cambiare?

Vi darò una buona notizia: il momento giusto per cambiare è soltanto….tutta la vita! Qui ed ora, in ogni momento, in ogni fase della vita, ad ogni età. Questa però è una notizia terribile per tutti i procrastinatori del pianeta e per quelli che cercano alibi per la propria avversione al cambiamento. Si costruiscono da soli delle scuse che li mettono al riparo dal doloroso processo di cambiamento dicendosi che non è il momento giusto, che si è troppo giovani, oppure troppo vecchi, che bisogna aspettare che ci sia una determinata condizione e così via. Aspettare che esistano delle “condizioni perfette” perché ci si possa facilmente mettere in azione e realizzare i propri desideri è perfettamente inutile nonché idealistico. C’è una sconsiderata fiducia nel potere di questa attesa che è utile solo a disperdere energia, a defocalizzarsi dal proprio obiettivo e a far cadere nell’oblio tutto ciò che riteniamo importante per la nostra vita. Ci si ritrova così un giorno, scontenti della propria vita e pieni di rimpianti.

È innegabile che quando proviamo a cambiare rotta ci troviamo a fronteggiare giorni difficili, ed è probabile che ci si senta inadeguati con la conseguente mancanza di fiducia in noi stessi. Tuttavia, la motivazione e il desiderio di raggiungere un nuovo obiettivo ci devono aiutare a riflettere, a fermarci e a pensare in modo positivo affinché si possa andare avanti e sostenere il nostro cambiamento. Durante questi momenti critici è fondamentale avere bene in mente qual è il nostro obiettivo e quali saranno i benefici che otterremo quando lo raggiungeremo. Più è definito l’obiettivo, chiaro, concreto e misurabile, più è facile il percorso verso la crescita. Io suggerisco sempre di fidarci del nostro istinto. Quando sentiamo di essere in una fase di transizione o di crescita o di trasformazione, quello è il momento in cui prendere una decisione. Anche in questo caso se vogliamo ricondurre tutto ad una parola possiamo dire “ADESSO”.

Come possiamo accedere e implementare la nostra “Growth Zone”?

Come abbiamo detto, lo status quo, le abitudini consolidate e rafforzate col passare del tempo e la paura dell’incertezza, ci portano a resistere ed inevitabilmente a sprecare energie, soffrire e chiuderci alle nuove opportunità.

Si rende necessario quindi uscire dalla propria comfort zone, assumendo un mindset nuovo che permetta di accogliere la sfida degli eventi senza opporre resistenze ricordandoci che, se le circostanze esterne non possono essere modificate, allora noi possiamo scegliere il modo in cui agire al loro interno.

E’ quindi fondamentale sviluppare un nuovo mindset, ovvero un atteggiamento mentale orientato alla crescita, dove le sfide che ci troviamo ad affrontare sono vissute come opportunità per apprendere nuove skills, sviluppare le nostre capacità e dunque estendere i confini della nostra zona di comfort. Si passa così dalla comfort zone alla “growth zone” abituandoci pian piano alla naturale sofferenza e frustrazione che proviamo quando ci distacchiamo dal nostro noto. Gran parte delle cose per cui noi essere umani ci lamentiamo, esistono parzialmente nella realtà. Di fatto esistono sostanzialmente nell’idea di realtà che ci siamo fatti alla quale facciamo riferimento quando affrontiamo il malessere. Ogni volta che stiamo male dobbiamo chiederci “veramente non esiste alcuna possibilità?”. Quando ci mettiamo in gioco, aumentiamo in vitalità ed energia psichica grazie alla capacità di vedere più opzioni. Le persone con un mindset orientato alla crescita sono convinte di poter fare sforzi per migliorare e riescono a fare sicuramente meglio di quelli che hanno una mentalità rigida, perchè abbracciano le sfide sempre più complesse anche se non sanno ancora come gestirle, trattandole come opportunità per imparare qualcosa di nuovo ed espandere naturalmente la loro zona di comfort verso la zona di crescita. Ogni nuovo livello di crescita arriva con nuove sfide. Lavorare sia sulle abilità che sul mindset significa rafforzarsi per arrivare alla “Growth Zone”.

E se poi il cambiamento si rileva un fallimento. Come è possibile non viverlo in modo negativo?

Le persone di successo non sono quelle che non falliscono mai, ma quelle che da ogni errore riescono a trarre un’esperienza formativa, fino ad arrivare al raggiungimento dei loro obiettivi. Purtroppo, la nostra cultura ci mette in guardia dal fallimento e come se non bastasse dà giudizi su chi fallisce o commette errori, con il risultato di occultare gran parte della saggezza che un fallimento è in grado di rappresentare. Ci sono però anche segnali incoraggianti come quello dei college americani dove s’insegna ai propri studenti non solo a raggiungere il successo ma anche ad affrontare il fallimento. Harvard ne è un esempio, infatti ha lanciato il Success Failure Project , ovvero una serie di iniziative per formare gli studenti ad accettare che a volte il fallimento è inevitabile e che non è necessariamente una vergogna o un motivo per abbandonare i propri progetti, piuttosto un’occasione di apprendimento per rafforzarsi. Inoltre, le persone con una mentalità orientata alla crescita, accolgono le battute d’arresto come momenti per fare il punto della situazione e i fallimenti come informazioni da cui ripartire, perché fallire serve ad apprendere e ad acquisire nuovi elementi. Come già detto l’apprendimento è l’unico strumento capace di aprirci nuove strade, l’alternativa è ripetere sempre gli stessi comportamenti, ottenendo sempre lo stesso tipo di risultato.

 

SZ

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