EUDAIMONIA: LA PROSPERITÀ DELL’UOMO TRA ETICA E TECNOLOGIA

Il periodo storico in cui ci troviamo a vivere è sicuramente quello a più’ alto tasso di innovazione tecnologica nella storia dell’umanità. L’avanzamento della tecnica sta generando rilevanti trasformazioni che interessano tutti i settori e gli incessanti cambiamenti di tipo esponenziale, combinatorio e ricorsivo ci obbligano a parlare di umanesimo digitale e di etica. Il progresso tecnologico continua a crescere secondo la Legge di Moore: la curva delle prestazioni segue un andamento esponenziale, le scoperte si integrano tra loro contribuendo ciascuna allo sviluppo delle altre e le nuove tecnologie arrivano ad aggiornarsi da sole attraverso quello che viene definito un miglioramento ricorsivo come ad esempio succede grazie l’Intelligenza Artificiale (AI) e il deep learning. Ogni ambito della società, dalle comunicazioni ai media, dall’energia alla medicina è sottoposto quotidianamente a mutamenti strutturali.

L’ A.I. oggi è sicuramente la forza più’ grande nel campo delle tecnologie esponenziali e se da un lato promette di fornire soluzioni per molti problemi dell’umanità dall’altro, come tutte le tecnologie disruptive, solleva numerose preoccupazioni pubbliche. Il futuro che si prospetta non è sicuramente una semplice estensione del nostro presente, le innovazioni tecnologiche imprimeranno un’incredibile accelerazione al progresso umano ma allo stesso tempo l’assenza di una regolamentazione e di un’etica efficace, calibrata sulle trasformazioni che devono ancora avvenire, potrebbe creare non pochi problemi all’umanità stessa.

Lo scrittore William Gibson ha affermato: “ I think that technologies are morally neutral until we apply them. It’s only when we use them for good or for evil that they become good or evil.” Niente di più’ vero: ad oggi le tecnologie possiedono un potenziale unico con risvolti apparenti ancora positivi ma è necessario guardare al futuro con una visione olistica e ricordando che il fine ultimo della tecnologia e del business deve essere la prosperità del genere umano. Il rischio di fronte a noi e quello di creare macchine pensanti senza avere previsto una strategia o un piano di regolamentazione, privi di una qualsiasi possibilità di risarcimento in caso di errore. L’assenza di prudenza e visuale prospettica riguardo all’impatto della tecnologia sul tessuto sociale, porta obbligatoriamente a fare un passo indietro e cercare di guardare oltre il miraggio del profitto e del business. In un mondo dove l’innovazione digitale sta radicalmente cambiando il tessuto sociale, dove il progresso attuabile è maggiore di quello sperato e dove i confini tra la vita on line e quella off-line si dissolvono nell’iperconnetività, dove si colloca l’uomo?

IN MEDIO STAT VIRTUS È LA RISPOSTA.

Considerando che non è possibile arrestare i progressi della tecnologia, si può comunque procedere basando la propria visione e le proprie scelte sui valori propugnati dall’umanesimo digitale. Un futuro auspicabile è quello in cui l’uomo sia in grado di trovare un equilibrio tra innovazione e gestione del rischio ad essa legato ed il cui fine ultimo sia il raggiungimento “dell’eudaimonia” aristotelica intesa come prosperità del genere umano. Solo una visione umanocentrica e il recupero di valori attribuibili al classicismo quali l’eudaimonia possono essere aspirazione, scopo e fine dell’esistenza umana. La felicità è una peculiarità della specie umana, la sua instancabile ricerca è caratteristica universale condivisa da tutti gli esseri viventi, indipendentemente dal luogo in cui nascono, dalla religione che professano o dal sesso di appartenenza. Il cammino dell’uomo verso l’eudaimonia, dovrebbe attingere alla sapienza antica e porre l’etica come guida morale e l’innovazione tecnologica come strumento d’azione. La tecnologia dovrebbe essere a supporto della felicità umana e non dovrebbe essere concepita solo in funzione del profitto, la sua gestione dovrebbe essere guidata da chi ha a cuore la specie umana e non essere nelle mani di multinazionali e giganti del web. Alla tecnologia, che a tutti gli effetti non possiede ethos, non dovrebbe essere dato il potere di decidere su questioni prettamente umane perché essa ragiona secondo algoritmi e dati e misura tutta la realtà sulla base di queste metriche mentre l’essere umano vive di principi, valori, sensazioni e sentimenti, tutte cose non misurabili!

Il mondo intero rischia di rimanere abbagliato dallo splendore di quella che il prof. Luciano Floridi definisce l’esistenza ONLIFE (ovvero la nostra nuova dimensione priva di barriere tra realtà online ed offline) e non interrogarsi a sufficienza sulle conseguenze che l’innovazione tecnologica avrà sulla società, se essa favorirà il benessere della collettività o andrà semplicemente ad arricchire quell’ 1% che già detiene tutto il potere. Siamo in un punto cruciale del percorso dell’essere umano e abbiamo il dovere di impegnarci affinché le tecnologie esponenziali vengano utilizzate per la prosperità della specie.

Quali saranno i fondamenti etici da seguire per ottenere ciò? Come fare per condividerli e diffonderli a livello globale? Chi si occuperà di monitorare errori e violazioni?

Ad oggi manca una risposta a questi quesiti, basti pensare che a gennaio 2020 l’Office of Science and Technology Policy (OTPS) della Casa Bianca ha presentato una serie di principi normativi volti a evitare l’eccessiva regolamentazione delle tecnologie di intelligenza artificiale nel settore privato in quanto modelli di normazione troppo rigidi, potrebbero uccidere l’innovazione e non essere validi per tutti i contesti. Alla luce di tutto questo non è semplice capire quale sia la strada più semplice da intraprendere, è certo che dei principi etici ed una regolamentazione adeguata saranno necessari per assicurare uno sviluppo positivo per tutta l’umanità.

 

SZ

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