NON ESISTE IL FALLIMENTO, ESISTE IL PERCORSO VERSO IL SUCCESSO

La cultura del fallimento ci insegna che ogni errore può rappresentare un’opportunità preziosa di crescita e successo. Prendere consapevolezza del fatto che dietro ogni errore si nasconde un potenziale di apprendimento ci permette di affrontare le sfide con maggiore fiducia e ottenere risultati migliori in futuro. Nel percorso creativo delle innovazioni e i progetti di ogni tipo, è comune imbattersi in strade accidentate prima di raggiungere il successo. I fallimenti, sia grandi che piccoli, rappresentano un’importante lezione in questo percorso, spesso insegnando molto più dei successi stessi.

 

Viviamo in una cultura che mira all’eccellenza e al successo immediato, senza lasciare spazio a errori o fallimenti. La credenza che il fallimento sia sinonimo di incapacità e segni la fine delle nostre ambizioni è fuorviante perché successo e fallimento non si escludono a vicenda. Il percorso verso il successo non è affatto lineare; piuttosto, è pieno di ostacoli che mettono a dura prova la nostra determinazione. Invece di vedere il fallimento come negativo, dovrebbe essere considerato come la testimonianza del nostro impegno e dell’azione intrapresa nel perseguire ciò che ci interessa. Ogni fallimento è in realtà un passo prezioso verso il successo perché ci offre l’opportunità di imparare e migliorare noi stessi. È di fatto il processo di tentativi ed errori che alla fine ci porta al raggiungimento dell’obiettivo tanto desiderato.

In questo senso, occorre cambiare atteggiamento verso il fallimento e pensare che gli errori, e la possibile conseguenza del fallimento, non rappresentano soltanto un pericolo, ma possono offrire anche un’opportunità di crescita personale e professionale.

Adottando una nuova prospettiva sull’errore e il fallimento, abbiamo l’opportunità di vedere oltre il pericolo o il disagio che essi comportano. Possiamo invece riconoscere che il fallimento è intrinsecamente funzionale al processo di apprendimento. Questa consapevolezza ci consente di potenziare la nostra creatività, esplorare diverse ipotesi e sperimentare idee diverse fino a trovare la soluzione perfetta che ci condurrà al successo desiderato. Spesso, il timore del fallimento ci paralizza e ci impedisce di intraprendere nuove sfide. Tuttavia, se guardiamo alle vite di molte persone di successo, scopriamo che il loro cammino è stato caratterizzato da numerosi fallimenti.

Thomas Edison, Walt Disney e Henry Ford sono solo alcuni esempi di persone che sono riuscite a trovare il successo dopo aver affrontato sfide immense. Prima di realizzare il suo primo modello di auto, il Modello A, Henry Ford affrontò diversi tentativi infruttuosi che alla fine lo portarono ad essere allontanato dall’industria automobilistica. Tuttavia, invece di arrendersi, Ford fece tesoro di quei fallimenti, imparando preziose lezioni dagli errori commessi. Thomas Alva Edison ha espresso una prospettiva unica quando disse:

“Non ho fallito 5.000 esperimenti. Ho semplicemente scoperto 5.000 modi che non funzionano.”

I suoi fallimenti furono fondamentali per correggere gli errori e, grazie a tutto ciò, nel 1879 brevettò la prima lampadina con un filamento sottile ad alta resistenza elettrica. Questo successo, insieme ad altri, alla fine lo portarono a fondare la multinazionale statunitense, la General Electric Company. Anche Walt Disney affrontò numerosi insuccessi nel corso della sua carriera. Fu licenziato dal suo lavoro al quotidiano Kansas City Star con l’accusa di “mancare di immaginazione e di avere scarse idee”. Inoltre, i suoi primi cartoni animati di Topolino furono respinti, poiché erano considerati “troppo spaventosi per le donne”. Non solo, la sua prima avventura imprenditoriale, lo studio di animazione Laugh-O-Gram, finì in bancarotta.

Queste storie, ci insegnano che Quando osserviamo il fallimento dalla giusta prospettiva, ci rendiamo conto che può fungere da trampolino di lancio verso traguardi inaspettati, perchè, ci costringe a riflettere, ad adattarci e a migliorarci costantemente. Wiston Churcill, ad esempio, intendeva il successo come “l’abilità di passare da un fallimento all’altro, senza perdere l’entusiasmo”.

PER COMPRENDERE APPIENO IL CONCETTO DI FALLIMENTO, POSSIAMO SCOMPORLO E ANALIZZARE ATTENTAMENTE GLI ELEMENTI CHE LO COMPONGONO

Per approfondire ulteriormente il concetto di fallimento e analizzare attentamente i suoi elementi costitutivi, possiamo fare riferimento ad una parola specifica degli antichi greci: “Atychifobia”. Questo termine descrive non tanto il fallimento in sé, ma piuttosto la paura di fallire ovvero la reazione emotiva, cognitiva e comportamentale alle conseguenze negative che prevediamo per il mancato raggiungimento di un obiettivo. È l’intensa preoccupazione, il pensiero negativo e la riluttanza a intraprendere azioni, che si sperimenta quando immaginiamo tutte le cose orribili che potrebbero accadere se manchiamo il raggiungimento di un obiettivo. La paura di fallire influenza i tipi di obiettivi che ci fissiamo, i tipi di strategie che usiamo per raggiungerli e il livello di standard che abbiamo impostato come indicatori di successo. Quando si scelgono gli obiettivi da perseguire, le persone con una dose maggiore di paura di fallire tendono a concentrare i propri sforzi più sulla prevenzione delle perdite che sul raggiungimento dei benefici che si possono ottenere. Ad esempio, pensiamo ad un giocatore di tennis, è difficile per lui mettere a segno il tiro giusto se continua a concentrarsi a non sbagliare. Le persone che temono il fallimento, di fatto sono intrappolate nella logica della profezia (nefasta) che si autoavvera, bloccando sul nascere qualsiasi possibilità di vittoria spesso ancora prima di aver iniziato la partita. La paura di fallire ci tiene apparentemente al sicuro nell’area di comfort del “mantenimento dell’acquisito”, lontano dall’assumerci un qualche rischio, ci fa sentire privi di risorse e potenzialità; tuttavia, non ci permette di provare cose nuove, di fare nuove esperienze, di affrontare nuove sfide e dunque acquisire nuove informazioni. Il timore di non farcela, di non essere all’altezza di un compito o un ruolo, spesso ci sovrasta. Il nostro vero nemico, dunque, non è il fallimento, ma la paura di fallire che ci spinge a mantenere l’asticella sempre verso il basso, facendoci precludere la possibilità di acquisire una nuova consapevolezza e una maggiore esperienza, che chi non ha mai fallito non può avere. Gli errori fanno parte della natura umana, dell’apprendimento, aiutano a capire e ad andare avanti più velocemente grazie alle nuove informazioni acquisite che ci permettono di aggiustare il tiro. È molto più giusto considerare un fallimento come una prova che non è andata bene.

A ben guardare il fallimento è uno strumento indispensabile per presidiare la soglia dell’innovazione.

È vero, la nostra cultura ci mette piuttosto in guardia dal fallimento e come se non bastasse dà giudizi su chi fallisce o commette errori, con il risultato di occultare gran parte della saggezza che un fallimento è in grado di rappresentare. Però ci sono anche segnali incoraggianti che emergono dalle avventure imprenditoriali coraggiose di molte startup.

Per loro natura, le startup devono spesso affrontare incertezze e rischi significativi che potrebbero facilmente portare al fallimento. Tuttavia, si concedono la possibilità di provarci e anche sbagliare, perchè dietro ogni errore c’è un potenziale di crescita e di successo. Nel percorso creativo delle innovazioni e i progetti di ogni tipo, è comune imbattersi in strade accidentate prima di raggiungere il successo. I fallimenti, sia grandi che piccoli, rappresentano un’importante lezione in questo percorso, spesso insegnando molto più dei successi stessi. Pertanto, non bisogna temere il fallimento, ma piuttosto abbracciarlo come parte integrante del processo creativo. Nel mondo delle startup, è diffusa l’espressione “Fail fast, fail often” che significa “Fallisci in fretta, fallisci spesso”. Questo approccio incoraggia a sperimentare rapidamente e ad accettare i fallimenti come una tappa necessaria per valutare se l’idea alla base del progetto funziona. In questo modo, si può identificare tempestivamente ciò che non funziona e iniziare a perfezionare l’idea di base. Questo atteggiamento permette alle startup di iterare rapidamente, imparare dai fallimenti e adattarsi in modo più efficiente per raggiungere il successo desiderato. La cultura del fallimento permette alle startup di abbracciare il processo di sperimentazione, di abbandonare rapidamente le idee non valide e di evolversi in modo più rapido ed efficiente. Inoltre, il fallimento insegna anche la resilienza. Le startup imparano a superare le difficoltà, ad adattarsi alle sfide e a perseverare nonostante le sconfitte. Questa mentalità resiliente è fondamentale per affrontare l’incertezza del mondo degli affari e per mantenere la motivazione anche di fronte a ostacoli apparentemente insormontabili.

Conclusioni

La cultura del fallimento si riferisce al livello di tolleranza che una società ha nei confronti di coloro che falliscono nel tentativo di creare qualcosa di nuovo. In poche parole, l’idea fondamentale è che le società che accettano e tollerano il fallimento sono in grado di generare innovazione, mentre quelle che non lo fanno rimangono indietro, mancando l’opportunità di progredire.

Le società che abbracciano la cultura del fallimento riconoscono che ogni tentativo fallito porta con sé un’importante lezione. Queste società incoraggiano l’intraprendenza e il coraggio di prendere rischi, perché sanno che solo attraverso l’esplorazione e la sperimentazione si può raggiungere l’innovazione. Questo ambiente favorevole al fallimento crea un terreno fertile per l’emergere di nuove idee, incoraggiando gli individui a mettersi alla prova, a pensare in modo creativo e a perseguire soluzioni rivoluzionarie.

D’altra parte, le società che non tollerano il fallimento spesso si trovano intrappolate in una mentalità conservatrice e rischiano di stagnare. La paura del fallimento può limitare la creatività e la volontà di intraprendere nuove strade. In queste società, l’errore è visto come qualcosa di negativo, che porta a punizioni o a stigmatizzazioni anziché essere considerato un passaggio necessario verso il successo. Di conseguenza, l’innovazione risulta limitata e le società rimangono arretrate rispetto a quelle che abbracciano una mentalità più aperta.

La cultura del fallimento non riguarda l’incoraggiamento del fallimento in sé, ma piuttosto l’accettazione che i fallimenti sono parte integrante del processo di apprendimento e di progresso. È attraverso il fallimento che si acquisiscono competenze, si correggono gli errori e si guadagna la saggezza necessaria per affrontare sfide future. Le società che promuovono la cultura del fallimento incoraggiano la condivisione delle esperienze, la collaborazione e l’apprendimento reciproco, creando così un ambiente fertile per l’innovazione e il successo a lungo termine.

In conclusione, la cultura del fallimento gioca un ruolo fondamentale nel favorire l’innovazione e il progresso. Le società che sono disposte a tollerare e apprendere dai fallimenti sono in grado di spingersi oltre i confini del convenzionale e di creare nuove soluzioni che trasformano le industrie e migliorano la vita delle persone. Al contrario, le società che non abbracciano questa cultura rischiano di rimanere intrappolate in vecchi schemi e di perdere opportunità di crescita e sviluppo.

Ricordiamoci sempre che dietro ogni grande successo ci sono molteplici fallimenti, e che l’importante è non arrendersi di fronte alle difficoltà, ma trasformarle in trampolini di lancio verso il nostro pieno potenziale. Quindi, osiamo fallire, impariamo dalle sconfitte e costruiamo un futuro di successo attraverso la cultura del fallimento.

 

SZ

 

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